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Un bronzo che vale oro

Un bronzo che vale oro. Leonardo Malgaroli torna dalla Winter Cup di Ronchin (Francia) con in tasca un risultato che ricorderà a lungo

Un bronzo che vale oro. Leonardo Malgaroli torna dalla Winter Cup di Ronchin (Francia) con in tasca un risultato che ricorderà a lungo. Perché sulla medaglia della Nazionale italiana c'è soprattutto la sua firma, grazie a un match vinto per 4-6 7-6 7-6, lottando dall'inizio alla fine, contro il pari età iberico Guerrero Melgar. Poi sono arrivate la sconfitta di Nardi in singolare e il successo nel doppio con Nardi e Rottoli.

“Contro lo spagnolo nella finale per il terzo posto – spiega Leo – per un set e mezzo ho fatto fatica a esprimere il mio gioco. Poi mi sono creato qualche occasione in più. Lui ha servito per il match sul 5-4, ma gli ho tolto il servizio e poi al tie-break mi sono espresso meglio. Nel terzo non c'è stato nessun break, io ho avuto qualche occasione in più, e infine nell'ultimo tie-break ho chiuso facilmente. In particolare mi sono piaciuto sul 6-5 e 30-30 per lui, quando ho messo due vincenti. Pressione? Non ero tanto teso, lo ero senza dubbio di più nella fase di inizio febbraio. Avevo giocato bene anche lì, ma stavolta ero più sciolto. Il doppio? So di dover migliorare ancora tanto. Devo riuscire a trovare un compagno fisso con cui mi trovo bene”.

Un'esperienza, quella in azzurro, che servirà per il futuro: “Mi ha fatto crescere a livello di fiducia, perché non ho mai perso in singolare. Il nostro capitano Stefano Pescosolido mi ha fatto i complimenti perché nell'ultimo match, per come si era messa, non era semplice recuperare. La maglia della Nazionale è sempre una bellissima emozione, e il momento più bello l'ho vissuto sul podio. Sapevo che stavo giocando per l'Italia come accade ai pro per la Davis, e non nego che un pensiero sul mio futuro da professionista mi è passato per la testa”.

Intanto però il futuro prossimo è dedicato ai tornei under 18: “I prossimi impegni? Andiamo in Estonia per giocare un Itf di grado 5. Credo di essere già competitivo per andare in fondo, per poi provare più in là a cimentarmi nei tornei di grado 2 o 3. Il mio idolo? Da quando ho 4 anni è uno solo: Rafael Nadal. Per me c'è soltanto lui: la sua grinta, la sua voglia di lottare. In campo provo a prendere esempio dal suo atteggiamento, dunque rimanendo tranquillo, cercando di capire il momento giusto per incoraggiarmi. Il mio colpo migliore è senza dubbio il diritto, ma ho migliorato molto anche il servizio. Devo migliorare il gioco di volo. Firmare autografi? Sì mi è capitato pure questo a Ronchin, e devo dire che non me lo aspettavo. Quando i raccattapalle mi hanno chiesto di lasciare loro i polsini o di fare una foto, mi pareva di essere su un altro pianeta...”.

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